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RITRATTO

Non abbiamo più bisogno di presentare Gérard Rancinan, fotografo e prolifico creatore. È soprattutto un fotografo impegnato, un uomo del settore che non usa la fotografia come mezzo per la creazione puramente grafica e visiva, ma piuttosto come mezzo per lanciare e trasmettere un messaggio, un'impressione, una critica.

 

Per chi non ha familiarità con la sua carriera, ci sono alcune cose che devono essere evidenziate. Dopo tre anni trascorsi al quotidiano Sud Ouest di Bordeaux come apprendista nel reparto fotografico, Gérard Rancinan diventa, all'età di 18 anni, il più giovane fotoreporter di Francia. Notato dall'agenzia di stampa Sygma, è partito per coprire le notizie da tutto il mondo affrontandole: guerre, rivolte, terremoti, mondiali e Olimpiadi. Allo stesso tempo, da avido e insaziabile ricercatore, realizza ritratti del mondo della moda, dello sport, del cinema e degli artisti contemporanei. Nel 1986 ha lasciato Sygma per creare la sua agenzia, e poi ha realizzato i ritratti dei più grandi e intoccabili: Fidel Castro, Papa Giovanni Paolo II, François Mitterrand, Roy Lichtenstein, Yasser Arafat, Bill Gates... e ha firmato le copertine di le più grandi riviste dell'epoca, Life Magazine, Sunday Times Magazine…

D'ora in poi, il lavoro di Gérard Rancinan è riconosciuto in tutto il mondo. È esposto in molte gallerie e musei internazionali e fa parte di prestigiose collezioni private di arte contemporanea. Nel 2008, durante un'asta all'Hôtel Drouot, Gérard Rancinan è diventato uno dei fotografi francesi d'arte contemporanea più apprezzati. Nel 2012, una vendita record a Londra della sua fotografia "Batman Girls" conferma la sua valutazione. 2 anni dopo, il 18 maggio 2014, la vendita del “Festin des Barbares” per 260.000 euro, consacra Rancinan al rango di fotografo francese vivente più costoso della storia. Nel suo lavoro, Gérard Rancinan intreccia due nozioni che sono la fotografia d'arte e il fotogiornalismo. Pur ispirandosi alla quotidianità, alla realtà del mondo circostante, le sue fotografie sono allegorie, affreschi poetici che raffigurano le verità di questo mondo, quelle che nascondiamo a noi stessi. Storico, reinterpreta le composizioni dei grandi maestri classici come Caravaggio, Velasquez o Jérôme Bosch per modellarle a sua immagine, nella sua interpretazione, venata di sesso, droghe su uno sfondo rock'n roll, in un universo distopico: il nostro società contemporanea. Abbiamo incontrato il fotografo, Ufficiale delle Arti e delle Lettere, nei suoi studi a Ivry, un enorme laboratorio dedicato alla creazione e alla ricerca.

INTERVISTA ESCLUSIVA

Nel tuo lavoro l'uomo è al centro di tutto, è l'epicentro di un "tutto"... Vuoi spingerti oltre i limiti del tuo lavoro?

Comunque, non voglio niente del genere! Non sono né un attivista né un profeta. Per usare la frase di Philippe Murray, "essere un testimone sveglio delle metamorfosi della nostra umanità" mi basta! Accompagno i miei contemporanei, li osservo nei loro sussulti, nelle loro esitazioni, nelle loro deviazioni, nelle loro illusioni. Li critico, analizzo le loro azioni. Restituisco loro la loro immagine come tanti fari, racconto il nostro tempo, ci racconto!

 

Fotografare è mascherare la realtà? In altre parole, quanto mente la tua macchina fotografica?

Non c'è realtà più di quanto non ci sia una bugia! C'è una verità, quella dell'autore, ma in nessun caso c'è realtà nel senso di "Realtà"! C'è un pregiudizio, un'inquadratura, un punto di vista, uno scenario, un'interpretazione, una tecnica. Non c'è obiettività o possibilità. Il fotografo fa il fotografo e il fotografato al fotografato, la fotografia è il simulacro di un momento!

 

Come vedi la fotografia? Quali sono gli aspetti che ancora ti affascinano e quelli che ti infastidiscono?

Scattare una fotografia è un momento magico in cui il fotografo imita Dio fermando il tempo! Tanto basta per affascinarmi ogni giorno e ogni volta che scatto una foto. Quali mi infastidiscono di più? Nessuno e niente, e tutto allo stesso tempo! Ma se ci penso un po', forse questi fotografi, o altri del resto, che vogliono essere in missione per salvare il mondo e che alla fine stanno solo cercando di salvare se stessi! Vedi, è la minuscola parte dei “Moderni” (pagine… da completare?) di cui parlo, non è molto, non importa molto!

Secondo te qual è la responsabilità del fotografo?

Lei è enorme! Ancora una volta l'atto che compie fermando il tempo è un atto sacro, non temiamo le parole, lui è onnipotente! Le fotografie sono i ricordi “duri” di un attimo fuggente, di un'epoca, di un paesaggio, di un volto, di un gesto. Il fotografo è un testimone e in questo la sua responsabilità di contrabbandiere è immensa, non può che essere modesto e onesto di fronte a ciò! Philippe, immaginiamo che ti fotografo proprio in questo momento in cui stiamo discutendo insieme, presto lascerai questa stanza, camminerai per strada, conoscerai nuove persone, invecchierai, amerai, cambierai, ma la fotografia che avrei preso da te ti avrà congelato in questo momento passato e per sempre! E le persone tra qualche anno che non ti avranno conosciuto nel nostro tempo ne scopriranno un altro!

 

  Una nevrosi?

...

 

- Trova la continuazione di Rancinan inCaricatore normale n°5 et n°7 -

Portrait du photographe français Gérard Rancinan tenant le magazine Normal dans ses mains
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